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Dott.ssa Ruggero Federica
PSICOLOGA
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Il disagio psichico spesso porta a trovarsi di fronte a due grandi mali: il dolore interiore e la vergogna per la propria sofferenza psicologica.
La società e i media promuovono sempre di più la condivisione di informazioni divulgative e scientifiche sulla salute mentale, favorendo così una prima conoscenza generale sulla psicologia e psicoterapia facilmente raggiungibile dalle persone.
Questo aspetto facilita molto la diffusione di campagne di prevenzione primaria dell’insorgenza di disturbi mentali, che sottolineano l’importanza di cogliere i primi segnali di disagio e di chiedere aiuto professionale.
Tuttavia, esistono ancora i pregiudizi sociali, gli stereotipi e i tabù culturali che influiscono negativamente sulla possibilità di lavorare su di sé e intraprendere un percorso psicologico.
Infatti, i messaggi che riceviamo quotidianamente dalla realtà esterna spesso spingono a rispecchiare un ideale di perfezione impossibile che chiede di essere performanti, forti, privi di fragilità e difetti.
Può aumentare la paura di essere giudicati, allontanati, screditati se si fallisce o non si risponde alle aspettative degli altri o del mondo esterno.
Tutto ciò può farci sentire non compresi, soli e insicuri.
Apparire, avere successo, vivere un’esistenza frenetica, cercare conferme del nostro valore; ma anche ritirarsi, fuggire da una realtà pressante ed pretenziosa; o ancora, restare sospesi, privi di identità, scopi, desideri e progetti; vagabondare per il mondo senza scegliere un posto in cui restare.
La non-definizione di chi siamo e di ciò che vogliamo ci confonde. Ci rende volubili e meno capaci ad affrontare le incertezze o gli imprevisti che la vita ci pone. Ci fa perdere la bussola.
Disorientati e inconsapevoli, soffriamo di un dolore interiore, psicologico, esistenziale a cui non sappiamo dare forma o un nome.
Spesso, la difficoltà nel rivolgersi ad un professionista per un aiuto psicologico può essere associata alla presenza di potenti messaggi socioculturali che danno una visione distorta, contaminata e pregiudicante della realtà e della persona.
Ma è possibile eliminare tutti i fattori socioculturali che portano a non chiedere aiuto al professionista?
Dal mio punto di vista, credo che la realtà in cui viviamo mostri come non sia facile parlare di disagio psichico, accettare che le persone soffrono psicologicamente e comprendere che esiste anche un dolore mentale e dell’anima, oltre a quello fisico.
E’ vero anche che i tempi stanno cambiando, oggi infatti c’è maggior apertura verso tali argomenti.
Ma si tratta di un processo di cambiamento lento, che necessita ancora di tempo e pazienza.
Per quanto riguarda il singolo individuo, penso che non sia facile entrare in contatto con se stessi e guardare il proprio dolore. Tale operazione richiede energia, determinazione, investimento emotivo ma anche la necessità di mettere in discussione le proprie forme di pregiudizio e di rigidità di pensiero.
Il cambio di prospettiva parte in primo luogo da noi stessi e dal modo in cui percepiamo noi, gli altri e la realtà. Dobbiamo anche riconoscere i nostri limiti e difficoltà. Sapersi fermare e prendersi cura di sé. Accettare che non si può avere il controllo su tutto, che la vita non è bianco o nero. Capire che a volte dobbiamo fare delle scelte difficili per il nostro bene. Ma anche, pensare che il dolore non è infinito, che i momenti difficili iniziano e poi hanno un termine. Vedere che agli errori commessi si può rimediare, che le cose rotte si riparano e le cose vecchie si sostituiscono con qualcosa di nuovo.
Dobbiamo avere fiducia che si può essere felici. Ci si può realizzare nella scuola, nel lavoro, nelle relazioni. I traguardi che si desiderano possono essere raggiunti. Sì può trovare un equilibrio che permette di essere sufficientemente sereni.
Credo che quando si soffre interiormente il primo passo da fare sia fermarsi e chiedersi 1) che cosa sta succedendo nella mia vita che mi fa male e 2) che cosa ho bisogno per stare meglio.
In questo senso, domandare aiuto allo psicologo e psicoterapeuta diventa un’opportunità perché il professionista può ascoltare, supportare, guidare e percorrere la strada del cambiamento insieme alla persona che desidera ottenere delle risposte concrete a queste due domande fondamentali.
Sono atti di coraggio, ma anche di presa di responsabilità verso noi stessi e la nostra vita, oltre che il passo necessario per ottenere dei benefici da un lavoro psicoterapico orientato prima di tutto verso la presa di consapevolezza di sé, della propria realtà, dei propri bisogni e desideri.
Interventi psicologici
Mi occupo di adulti, ragazzi e bambini che stanno vivendo una situazione di disagio o sofferenza personale, familiare, relazionale, lavorativa o scolastica della loro vita che non sanno come gestire ed affrontare.
In particolare, mi rivolgo a:
- Chi presenta difficoltà nella gestione delle emozioni e degli stati d’animo (rabbia, paura, tristezza, ansia);
- Chi ha difficoltà relazionali o condotte comportamentali nocive al proprio benessere psicologico (gestione dell’alimentazione, bevande acoliche, uso di internet, ecc.);
- Chi sente di fare fatica a gestire i cambiamenti nella propria vita (separazioni, lutti, ecc.);
- Chi sente di vivere un momento di crisi nel proprio ruolo sociale, lavorativo o scolastico che fatica a gestire (maternità, paternità, cambio lavoro, crisi adolescenziale, orientamento scolastico ecc.).
- Chi ha difficoltà connesse a condizioni psicosomatiche;
- Genitori in difficoltà con i propri figli che necessitano di consulenze educative e di parent-training;
- Chi desidera apprendere delle tecniche di rilassamento per aumentare la qualità del suo stato psicofisico;
- Chiunque desideri intraprendere un percorso personale per approfondire la conoscenza di sé ed accrescere le proprie competenze.